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4. Che cos'è il tempo-pittore? (capitoletto bonus)

Parliamo di tempo-pittore per riferirci agli effetti del tempo, dell'incuria, del vandalismo e degli agenti atmosferici sulle opere. E' fatale che, anche nel caso in cui siano state usate tutte le accortezze e i materiali migliori, a distanza di alcuni secoli le opere abbiano la tendenza ad alterarsi. Ciò avviene assolutamente in maniera più devastante quando si avrà lesinato sui materiali e utilizzato una tecnica che offre poca durabilità. Rivediamo alcune questioni nel dettaglio, perché un artista avveduto, conoscendo come i materiali tendono ad alterarsi può prevedere in una certa misura come l'opera diventerà dopo la prova del tempo. Ad esempio sappiamo che l'olio di lino tende ad ingiallire e che l'olio di noci vira verso il bruno. Questi fattori possono essere presi in considerazione per esempio quando vogliamo ottenere il classico effetto per cui i colpi di luce più chiari non siano completamente bianchi. Osservando le opere del rinascimento possiamo notare c

3. La pittura per la pittura.

Se non si dipinge per guadagnare, dato che è impossibile, per cosa lo si fa? È una domanda semplice. Inizialmente la motivazione sembra chiara. Si dipinge per imparare e non si finisce mai di imparare. A cosa serve, però, imparare a dipingere, se non ci permette di vivere di pittura? Non si impara tanto qualcosa per trarre un profitto materiale immediato, lo si fa per diventare migliori di quello che si è. Anche il dopolavoro ha la sua ragione di essere. Se poi questo ci permette di vivere è una vera fortuna, perché avremo la possibilità di fare quello che vogliamo. Dato che il lavoro non c'è e bisogna inventarlo. Dunque, ci spendiamo molto per imparare a dipingere, perché quello che vogliamo è dipingere. Questo significa la pittura per la pittura. È come andare in cabina elettorale e votare: X pittura. Fine del discorso... era meglio fare la porno star. Non prendermi alla lettera. La pittura è un ambito culturale come un altro. Personalmente mi piace. La trovo erotica. Mi piace l&

2. La pittura come terapia olistica.

Negli ultimi tempi c'è sempre una maggiore attenzione riguardo alle possibilità per migliorare la qualità della vita delle persone, soprattutto in relazione a pratiche che vengono dall'oriente. Questo fatto va di pari passo con una sempre maggiore consapevolezza globale ed ambientale. Compaiono sempre nuove medicine alternative, filosofia zen, meditazione. Più o meno in ogni ambito si è individuato un nuovo metodo di guarigione. Perfino per i sani. Dal tiro con l'arco, ad agire sulle convinzioni, all'uso di aromi e colori, al potere del riordino. Le possibilità di trovare un nuovo benessere sembrano tendere all'infinito. Personalmente non sono un operatore del settore e concepisco la pittura ancora come una passione. Vale a dire una sofferenza, benché voluta o gradita. Un tormento che conduce all'orgasmo. Però capisco benissimo che sia anche possibile vivere la cosa in maniera più agevole. Soprattutto perché nella nostra società, così antica e perciò così modern

1. La pittura come hobby ricreativo.

 XII CONCLUSIONI Si può benissimo considerare la pittura un hobby ricreativo invece che un lavoro. Senza nemmeno negarsi il diritto di vendere qualche pezzo ogni tanto. Anzi, questo atteggiamento più rilassato nei confronti di un impegno è del tutto favorevole alla felice riuscita della cosa. Infatti è ben noto come quando si vuole riuscire a tutti i costi in un intento e ci si spende con ogni energia, si finisce per non approdare a niente. Quando invece si fa qualcosina giorno per giorno, stabilendo degli orari non pressanti, nel giro di qualche tempo, senza accorgersi, si riesce davvero a mettere in piedi una gran mole di lavoro anche di un certo livello. A questo proposito mi viene in mente uno schema che ho visto su internet in cui era esposto l'utilizzo delle ore delle giornate dei principali geni del passato. Beethoven, Einstein, Mozart, Newton, ecc. Per farla breve, il risultato finale dell'analisi era che alcuni lavoravano di più nelle prime ore del mattino, altri la se

7. Cosa è realmente necessario.

Il pittore non deve avere altra preoccupazione che dipingere. Non ha tempo di organizzare mostre, fare concorsi, mettersi a mercanteggiare sulle proprie opere e su quelle degli altri. Anche andare in giro a fare pubbliche relazioni o scrivere libri è qualcosa che normalmente lo disgusta. Un vero pittore non ha neanche un biglietto da visita a differenza degli imbianchini. Non ha alcun bisogno di stare a sentire quello che la gente gli dice, sulla sua pittura o sull'andamento del mercato, che al limite può solo turbarlo. Anche perché spesso le informazioni che circolano sono soggettive, relative ad altri e in breve tutte sbagliate. Il pittore non è più nemmeno un uomo a volte, è la sua arte e nient'altro. Per questo motivo ha bisogno di tutto. Ha talmente dipinto ed è stanco che ha bisogno perfino di qualcuno che gli allacci le stringhe perché lui non è nemmeno più capace di farlo. Questo purtroppo non deve stupire e soprattutto non deve disporci male nei suoi confronti. Non bis

6. I multipli.

Una volta tanti artisti facevano litografie, acqueforti, serigrafie, punte secche e altri tipi di stampe d'arte. Si usa ancora. Non dico che sia impossibile. Però adesso anche la stampa tipografica moderna può essere ufficialmente riconosciuta in ambito artistico. È indubbiamente più facile ed economica da realizzare e può presupporre l'intervento di mezzi come il computer. Questa cosa non è sbagliata. Non va considerata semplicemente una pratica commerciale e permette agli artisti di presentarsi con un prodotto alternativo, a buon mercato e comunque eccellente. È possibile predisporre pregiati cofanetti con una presentazione e una spiegazione accurata dell'opera, allegando anche un supporto digitale contenete il file originale, un portfolio e ulteriore materiale illustrativo. C'è chi si è organizzato per permettere l'utilizzo da parte dell'acquirente del file non compresso dell'opera al fine di generare ulteriori riproduzioni della stessa in una serie limit

5. La vendita delle opere.

Vendere è una necessità reale. Tante volte si pensa che gli artisti vivano di aria. Per molti anni io ho regalato praticamente tutti i quadri che dipingevo. È abbastanza normale all'inizio. Dato che ricevevo a mia volta regali da parenti ed amici e non avendo quasi mai soldi a disposizione, la pittura mi permetteva di sdebitarmi e fare il brillante. Quando mi chiedevano il quadro inoltre non potevo dire di no. Spesso il volume d'affari rimane sempre davvero irrisorio per tutta la vita. Il pittore, per guadagnarsi la fiducia dei collezionisti, deve potersi definire comunque un professionista. Cosa che teoricamente si potrebbe fare solo se si ha una partita Iva. Anche per potersi fare un minimo di pubblicità, magari con un sito su internet. Quindi, un pittore è un professionista quando produce opere di un certo livello. Si sa che Van Gogh ha venduto solo un quadro al fratello. Vuoi dire che era un dilettante? Anche quando ti può capitare di diventare un pittore riconosciuto e ved

4. I concorsi di pittura.

Anche qui vale lo stesso discorso fatto per quanto riguarda le mostre collettive. Inoltre, un concorso, può essere una buona possibilità per avere un piccolo riscontro economico. Bisogna fare bene attenzione quando si legge il regolamento e cercare magari di selezionare i concorsi che offrano i premi più vantaggiosi. O alla nostra portata. Specialmente quando la cosa viene presentata nella formula del premio acquisto. In modo da evitare di cedere il quadro ricavando come contropartita una somma di denaro troppo esigua. È opinione comune, nell'ambiente dell'arte, che oggi sia una necessità quella di partecipare ai concorsi. Questi infatti, insieme con le mostre, le aste e gli articoli dei critici, ci aiutano a determinare la nostra corretta quotazione. Per evitare di ingannare i compratori, che possono essere indotti all'acquisto da un prezzo più elevato rispetto alla risposta reale del mercato. Questo fatto è importante, non solo per conservare sempre un rapporto di buona f

3. Mostre personali.

Per la verità sto iniziano solo ora ad esporre nelle personali. Quindi non ho ancora una grande esperienza in merito. Ecco perché all'inizio del libro parlavo di prequel. Ho 40 anni e francamente non ritengo che questo fatto sia particolarmente grave. Tutt'altro. È molto significativo del fatto che non ho mai nutrito un desiderio particolare e spasmodico di mettermi in mostra o apparire a tutti i costi, sgomitando. Del resto anche mio padre ha iniziato ad esporre quando aveva circa 50 anni. Eppure entrambi abbiamo cominciato molto precocemente a dipingere. Insomma bisogna sentirsi pronti e non lo si è mai abbastanza. Quello che posso dire in merito è che ci sono maggiori costi da sostenere rispetto alle collettive. Specialmente se si vuole promuovere l'evento in maniera adeguata. Le locandine, gli inviti, il rinfresco e l'eventuale catalogo hanno un loro costo. Non sempre l'ente o la galleria si offrono di sostenere tutte le spese. Questo avviene più facilmente quan

2. Mostre collettive.

Le mostre collettive sono una buona occasione per allargare i propri orizzonti spaziali e acquisire nuovi contatti, con altri artisti, enti e compratori. A volte è anche possibile accordarsi ed effettuare dei cambi merci. Nel caso, fra due o più artisti, vi sia una stima reciproca per quanto riguarda i lavori eseguiti. In questo caso ci si scambia magari un'opera e senza esborso di denaro da parte di nessuno si va ad ampliare la propria collezione. Perché non dimentichiamo che spessissimo il pittore che è necessariamente un appassionato è per sua natura un collezionista. Anche quando nelle collettive non è consentito fare compravendita, talvolta è possibile farsi notare dai compratori e dai curatori che successivamente possono essere interessati ad invitarti in una personale o un concorso. Le collettive possono anche essere un appuntamento a cadenza fissa per confrontarsi con i colleghi, sia per quanto riguarda le opere e la tecnica, che per quanto riguarda le possibilità che offre

1. Partecipare alle mostre.

 XI ESPORRE E VENDERE Prima di partecipare a mostre importanti e fiere devi essere certa di avere raggiunto un buon livello. Possono volerci anche vent'anni di tentativi e di studio, fino a quando capirai da sola che le tue opere sono all'altezza. Prima di questo momento è meglio fare solo mostre a livello locale e piuttosto puntare al lavoro su commissione, senza bruciare più di tanto la tua immagine pubblica. In questo modo, quando uscirai allo scoperto, non ti capiterà di dover cambiare continuamente stile e confondendo critici e acquirenti. Oppure, come qualcuno, sarai costretta a cambiare nome o adottare uno pseudonimo. Fra l'altro il mio consiglio è di non inseguire i curatori e i galleristi per convincerli a farti esporre nel loro spazio, ma piuttosto aspettare che ti notino loro e che siano loro ad invitarti ad esporre. Il motivo è molto semplice. In questo modo saranno da subito ben disposti nei tuoi confronti. Inoltre nell'ambiente dell'arte ci sono molti

3. Oiling-out.

L'oiling-out è una pratica molto utile per ravvivare un vecchio dipinto oppure anche uno appena fatto. Consiste nell'applicare sull'intera superficie del quadro uno strato di lubrificante. Personalmente impiego quasi esclusivamente il liquin. Prima di procedere è utile rimuovere tutta la polvere che eventualmente ricopre la superficie dell'opera. Cerca di evitare di usare l'acqua o l'acqua e sapone. Mio padre a volte praticava dei blandi lavaggi sui dipinti utilizzando un panno inumidito con una soluzione di acqua e sapone di Marsiglia. Se si esagera però, possono esserci pesanti conseguenze (come quando mia mamma ha messo un quadro di papà direttamente sotto la doccia ed è stato necessario restaurarlo). Discutendo ancora una volta con il buon Postiglione mi diceva che il quadro ad olio proprio non deve neanche vedere l'acqua. Perché anche un panno umido può produrre dei distacchi dello strato pittorico. Alcune tele sono di cotone, materiale che tende a gonf

2. Vernici per ritocco.

Nel caso in cui si abbia la necessità di provvedere alla verniciatura del quadro prematuramente. Senza attendere sei mesi o un anno. Oppure quando si preveda di riprendere il quadro successivamente per ultimarlo. È possibile utilizzare la vernice per ritocco. È una vernice che non si mescola con il colore sottostante ed è un prodotto reversibile che quindi può essere facilmente rimosso con un prodotto specifico.

1. Vernici finali.

 X LA VERNICE PROTETTIVA Quando il quadro è finito molti pittori usano dare una mano di vernice finale. Però spesso e volentieri questa procedura viene effettuata nel modo sbagliato. Infatti le vernici finali protettive vanno necessariamente stese sul quadro sei mesi o un anno dopo che il quadro è stato dipinto. Perché la funzione di questi protettivi dovrebbe essere quella di creare un film, una patina, sulla superficie che eventualmente un restauratore possa rimuovere per pulire il quadro e successivamente ripristinare nuovamente. Invece se non si attende la perfetta asciugatura del colore ad olio succede che, quando si da la vernice, essa affonda lentamente nel colore, senza creare la patina di protezione. Quando accade questo fatto non è più possibile sostituire la verniciatura senza intaccare la pittura sottostante. Sarebbe stato meglio lasciare il quadro senza vernice. Possiamo notare noi stessi come la vernice dopo qualche anno sembra sparire, magari a chiazze. È questo il motiv

4. L'imprimitura.

Anticamente l'imprimitura era un pigmento rosso-mattone che veniva utilizzato per preparare le tele da dipingere. Con la duplice funzione di preparare la superficie a ricevere il colore e contemporaneamente eliminare il fondo bianco, che è più difficile da coprire. In quanto è facile, quando si dipinge, lasciare dei puntini scoperti dai quali emerge il colore di fondo. (non elimino le ripetizioni per ribadire ed evitare di creare equivoci.). Sopra l'imprimitura veniva eseguito il disegno. Ai tempi, per disegnare sulla tela, veniva impiegato uno stilo d'argento oppure un orpimento bruno (inchiostro). Talvolta il disegno poteva anche essere leggermente impresso nell'imprimitura, come nella sinopia degli affreschi e proprio da questa pratica deriva il nome imprimitura che in ogni caso indicava semplicemente quel colore rosso. Detto anche rosso sinòpia. Con l'andare del tempo questa abitudine è andata scomparendo, poiché le tele che oggi si trovano normalmente in commer

3. Primari, secondari e complementari.

I colori primari sono: Giallo, Magenta e Cyan (che sono nell'ordine un giallo, un rosso e un blu). Sono i tre colori che normalmente si utilizzano in fotografia e tipografia, attraverso i quali si ricavano tutti gli altri colori per riprodurre per esempio un'immagine su di un libro. In questo caso infatti si parla di stampa in tricromia, se si aggiunge il nero si parla di stampa in quadricromia ma, esiste anche la stampa in esacromia o anche a dodici o ventiquattro colori, magari per libri d'arte particolarmente rari, pregiati e costosi. L'importanza dei colori primari in pittura è a mio avviso sopravvalutata. Anche se non escludo che per cominciare a dipingere, magari con le tempere e volendo contenere i costi, sia possibile ricorrere ad una tavolozza ridotta che quindi comprenda un blu, un rosso, un giallo (che possono essere primari), il bianco di titanio, l'ocra gialla e il verde smeraldo. Con questi sei colori è molto più semplice dipingere, che con venti, ed è

2. Che pigmenti impiegare.

Alcuni manuali che sensibilizzano alla pittura riportano un concetto che ho sentito più volte. È possibile dipingere anche con cinque colori; il bianco, il giallo, il rosso, il blu e l'ocra. Non posso negare la veridicità di questo concetto. Del resto, è possibile dipingere anche con un solo colore. Chi porta avanti la tecnica dei cinque colori si vanta di poter riprodurre attraverso le giuste mescolanze tutti i colori dello spettro solare, o comunque gli stessi colori della fotografia che magari utilizza come modello per dipingere – il che è anche possibile. Personalmente ho deciso di dedicare al colore un capitolo perché credo che ci sia anche altro da dire. Diciamo che se intendi lavorare a tempera è meglio se usi pochi pigmenti. Perché i tubetti di buona qualità possono seccarsi velocemente, ancora prima che abbia la possibilità di sverginarli. Mio padre per gran parte della sua lunga e gloriosa carriera di pittore ha impiegato una tavolozza di circa venti colori a olio diversi

1. Il ruolo moderno del colore.

 IX IL COLORE I colori per dipingere sono pigmenti che possono essere già preparati o da preparare, per l'encausto, l'olio, la tempera, l'acrilico e l'acquerello. Pochi pittori oggi giorno adoperano i pigmenti in polvere e preparano personalmente il colore per dipingere, ma fino a cento anni fa questa pratica era ancora molto in voga. Si può ancora fare e non è così difficile come si potrebbe pensare. Tuttavia a me questo ora non interessa, anche perché questo libro non vuole essere un manuale di tecnica pittorica. Però è molto importante impiegare il più possibile materiali di prima qualità. Ritengo doveroso fare alcune distinzioni. Poco tempo fa alcune case produttrici hanno lanciato sul mercato dei colori ad olio per la pittura all'acqua. C'è stata una certa polemica fra gli artisti. In realtà, con questi colori, non hanno inventato niente di nuovo. Perché fin dal rinascimento era nota la tempera ad olio e, questi che ora loro vogliono spacciare per una novit

5. La pittura alla prima.

La vera pittura “alla prima” viene eseguita a fresco sulla tela, o altro supporto compatibile. Procedendo per parti. Anche senza disegnare preventivamente, direttamente dipingendo e fondendo i colori coi pennelli quanto serve. Utilizzando anche le dita magari (sembra che il grande pittore veneziano Tiziano Vecellio usasse molto dipingere anche direttamente con le dita. Tanto che a dispetto del suo immenso talento venne addirittura criticato dai suoi contemporanei proprio con l'accusa che usasse più le dita dei pennelli. Questo ci può dare la misura di come a volte sia assurdo anche essere contrari ad un certo grado di libertà. In fondo ciò che conta è il risultato finale.), o gli stracci. Possibilmente dal vero. Quando si diventa bravi è una soddisfazione. Non mi pare che ci sia altro da sapere, è più che altro una questione di pratica.

4. Il proiettore.

Ne abbiamo già parlato. Il proiettore è in assoluto il metodo che viene preferito nella maggior parte dei casi. Anche per lavorare sul muro in dimensioni enormi, quando è davvero difficile mantenere una visuale completa dato che esistono proiettori laser, che vengono usati anche per la street-art, che permettono di proiettare molto in grande. È il sistema in assoluto più pratico e attuale. Però c'è ancora qualcuno che usa la camera oscura o la camera chiara. Ormai sono dei residuati bellici ma, non a tutti interessa essere all'ultimo grido. Esiste anche un altro macchinario chiamato episcopio, che è uno strumento ottico che permette di ingrandire o ridurre direttamente dalla fotografia stampata, l'immagine che va dunque lucidata ripassando i contorni, per esempio con la matita. Lo stesso discorso vale per il proiettore di diapositive, di pellicole o per il videoproiettore, ma l'episcopio è appositamente concepito per il disegno e permette di lavorare in orizzontale sul

3. Il cartone.

Riassumendo. Il metodo del cartone o metodo del riporto o metodo dello spolvero non è più molto in voga. Si pratica il disegno alla stessa grandezza dell'opera finita su uno o più fogli di carta da spolvero, da lucido o comunque sottile. Con la possibilità di sgommare bene o fare schizzi e segni che nell'opera finita, magari su tela o su muro, verranno soppressi. Una volta che il disegno va bene, si bucherella con uno spillo lungo le linee da riportare. Successivamente si fanno aderire i fogli da spolvero al supporto dell'opera definitiva e li si fissa con del nastro. Dopodiché si usa del colore in polvere o del gesso e lo si fa passare dai buchi, in modo che il disegno sarà riportato sul supporto sottostante. Infine si va a ripassare il disegno seguendo i tracciati riportati con lo spolvero. Altrimenti, come già detto, è possibile eseguire una sinopia. È un metodo quasi da sarto e ha veramente senso solo in alcuni casi. Quando si debba lavorare in formati enormi, per esemp

2. La quadrettatura.

Sanno tutti come si fa. La insegnano pure ai bambini ma, facciamo finta che tu non lo sappia. Mettiamo di partire da una piccola fotografia e ingrandirla. Disegniamo sulla foto una griglia e sul supporto da dipingere la stessa griglia in proporzione più in grande. Poi andiamo a copiare il soggetto usando i riquadri della griglia come riferimento, quasi come se fosse una battaglia navale. È più facile copiare un riquadro alla volta che tutto il quadro insieme. Perché un riquadro contiene meno informazioni da riportare. Riportati tutti i contenuti dei singoli riquadri abbiamo disegnato l'opera per intero. Questo sistema può sembrare un po' datato, o forse al limite col dilettantesco, invece ti assicuro che è sempre validissimo. Lo usano ancora oggi i migliori professionisti. Perfino Giorgio De Gaspari che era mostruosamente bravo a disegnare e normalmente lavorava completamente a memoria (perché aveva imparato il disegno come pochi al mondo), quando era costretto a copiare qualco

1. Il dipinto dal vero.

 VIII RIPORTARE IL BOZZETTO PRELIMINARE A questo punto hai già capito tutto quello che c'è da sapere. Ovvero che dipingere non è, come credevi, un puro piacere ma, una autentica rottura di scatole. Una fatica bestiale che non ti sarà mai ricompensata abbastanza, oltre a qualcosa che non si sa bene più a cosa serve. Nel dipinto dal vero si usa riportare il bozzetto preliminare quando magari dopo avere disegnato all'aria aperta si passa a lavorare in studio. Come faceva fra gli altri il Giorgione. Quindi non abbiamo più di fronte il soggetto ma solo gli elaborati che abbiamo precedentemente realizzato. Questo può valere per esempio per uno sfondo più che per l'intera opera. Anche se a dire la verità è così comodo scattare una fotografia che il rischio è essere degli anacronismi viventi. Tuttavia stai bene attenta che con una fotografia non riuscirai mai a fissare un bellissimo cielo in tempesta con tutte le sue sfumature di colore. Insomma, ti garantisco che vale la pena fare

2. Elaborato più finito.

Non necessariamente il bozzetto preliminare deve essere un semplice disegno lineare. Molti pittori usano piuttosto fare un bozzetto curato, che alla fine può essere pure venduto come opera a se stante. L'artista Christo per esempio, che è famoso per le proprie installazioni di land-art, finanzia le sue realizzazioni proprio attraverso la vendita dei bozzetti preparatori. Si tratta anche di quadri veri e propri, molto realistici e curati con grande perizia ad olio. Il comico e premio Nobel per la letteratura Dario Fo, recentemente scomparso, dipingeva quadri e realizzava personalmente per i suoi spettacoli le scenografie, che spesso erano costituite da enormi dipinti. Prima di realizzare tali dipinti, e forse anche in seguito dopo averli eseguiti, egli dipingeva dei quadri di medio formato su tela per sviluppare i soggetti delle opere finite. Frequentemente adoperava i colori acrilici e non aveva nessun timore ad intervenire con dei pennarelli indelebili neri, tipo marker. Chiaramen

1. Bozzetto veloce.

 VII IL DISEGNO PRELIMINARE Diffida dai falsi maestri. Scherzi a parte, non mi piace chi pretende di insegnare anche come si tiene in mano la matita o il pennello. Puoi tenere in mano la matita anche con un piede se perdi un braccio, non è importante. Il disegno nasce e muore nella testa, sta a te catturarlo quando è ancora vivo e vitale per fermarlo sul supporto. Non è nemmeno così importante fare un bel disegno con un segno perfetto e tratteggi perfettamente simmetrici come appena uscito dalla lavatrice. Può risultare perfino irritante. Il disegno deve essere giusto e nient'altro. È molto meglio un brutto disegno giusto che uno bellissimo ma, tutto sbagliato. Perché “il brutto può anche essere bello, è il carino che fa schifo” (questa, come tante altre frasi nel testo sono da ascrivere a mio padre. Non so se le ha inventate lui o le ha sentite ma, sono di effetto). Questa regola vale anche quando fai un disegno fatto in quanto tale e non al fine di dipingerlo. Le tue opere devono