1. Bozzetto veloce.

 VII IL DISEGNO PRELIMINARE

Diffida dai falsi maestri. Scherzi a parte, non mi piace chi pretende di insegnare anche come si tiene in mano la matita o il pennello. Puoi tenere in mano la matita anche con un piede se perdi un braccio, non è importante. Il disegno nasce e muore nella testa, sta a te catturarlo quando è ancora vivo e vitale per fermarlo sul supporto. Non è nemmeno così importante fare un bel disegno con un segno perfetto e tratteggi perfettamente simmetrici come appena uscito dalla lavatrice. Può risultare perfino irritante. Il disegno deve essere giusto e nient'altro. È molto meglio un brutto disegno giusto che uno bellissimo ma, tutto sbagliato. Perché “il brutto può anche essere bello, è il carino che fa schifo” (questa, come tante altre frasi nel testo sono da ascrivere a mio padre. Non so se le ha inventate lui o le ha sentite ma, sono di effetto). Questa regola vale anche quando fai un disegno fatto in quanto tale e non al fine di dipingerlo. Le tue opere devono essere fatte non finite. Non voglio fare nomi perché comunque parlo di disegnatori molto bravi (qui esagero il discorso per renderlo comprensibile. In effetti si parla di autori comunque capaci di raccontare molto bene per immagini e non fare solo paginoni ad effetto. Che hanno tante altre ottime qualità. Va anche considerato che spesso nel fumetto si lavora di corsa per andare in stampa e i disegnatori più lenti fanno di tutto per rispettare le scadenze. L'importante è che il lavoro abbia la giusta “merdosità”. Per cui non prenderei questo discorso tanto come una reale critica sul talento: gli altri fanno così, io invece no. Quanto più come un punto di arrivo ideale cui tendono tutti.) ma, ci sono professionisti anche nell'ambito del fumetto, che sono bravissimi nello stile del segno. Magari hanno una messa a china d'eccezione e rendono gradevole qualsiasi cosa. Però osservando meglio il loro lavoro ci si accorge che contiene sproporzioni tremende, oggetti non identificabili o mal disegnati, ombre sbagliate e contraddittorie. Altri invece appaiono “sporchi e disordinati”, con uno stile “brutto” fatto di segni che paiono casuali, come fatti da una scimmia. Che invece pongono grande attenzione per l'anatomia e anche la documentazione è davvero esemplare. Tutte cose che ad una prima analisi magari non si vedevano ma, che ora ti fanno capire che il tal disegnatore che sembra bravo magari non sa veramente disegnare ma è solo un assemblatore di fotografie più o meno lucidate. Il tal altro invece con un disegno libero, disordinato ma con mano felice riesce a mettere d'accordo anche il diavolo e l'acqua santa. Risolve l'anatomia in modo libero ed efficace. Chi non ha questo dono, e può solo imbellettare col segno elegante, è come se fosse capace solo di mettere lo zucchero nel caffè. Mentre chi ha acquisito la capacità di disegnare correttamente e non ci tiene a gettare fumo negli occhi, ha quantomeno comperato lo zucchero. Perché saper disegnare significa sapere esattamente come è fatto il soggetto da rappresentare. Il disegno è conoscenza e niente più. Se abbiamo solo un'idea vaga del soggetto non siamo in grado di riprodurlo. Se l'idea invece è chiara, limpida e cristallina lo possiamo fare anche ad occhi chiusi. Molto meglio se il soggetto è lì davanti a noi e addirittura ci possiamo girare intorno, aprirlo e scoprire come è fatto anche nel suo lato più oscuro. Lo conosciamo, l'abbiamo copiato mille volte e adesso possiamo farlo a memoria. Se facciamo così, non abbiamo bisogno di copiare prima tutto lo scibile per conoscerlo. Quando si capisce come funziona è sufficiente avere copiato solo una piccola parte dello scibile, perché le forme non sono infinite e tendono a ripetersi. Questo è il grande mistero dell'imparare a disegnare veramente. La scomposizione e la ricomposizione in parti con forme associabili. Leonardo sezionava i cadaveri per capire l'anatomia e aveva ragione. Anche noi dobbiamo sezionare. Bisogna rompere tutto, vedere anche come è fatto dentro. Copia gli oggetti da ogni direzione e disegna anche quello che non si vede, per costruire il disegno. Non avere paura di sbagliare e, mi raccomando, usa la gomma di brutto. Comprati un cassetto pieno di gomme e tritale sui fogli. Perché la gomma è più importante della matita. Se correggi gli errori significa che c'è un progresso, hai capito qualcosa in più. La prossima volta, magari quell'errore, non lo rifai. e soprattutto hai usato il cervello che non è una bistecca lessa, ha bisogno di funzionare. La resa grafica, ha un suo peso, non sto dicendo di no. Però è assolutamente di secondaria importanza rispetto alla correttezza. Quando saprai disegnare un soggetto in modo corretto, quindi saprai disegnare veramente, potrai pensare anche alla resa grafica. Se invece ti limiterai a curare lo stile e il segno, avrai paura di cancellare se sbaglierai i tuoi segni bellissimi e non arriverai mai da nessuna parte. Potrai solo scimmiottare uno che sa disegnare meglio di te e magari sarà così per tutta la vita. Senza usare veramente la testa per capire come diavolo è fatto. Poi va bene, se non ci arrivi proprio. Non è che bisogna saper fare proprio tutto nella vita. La maggior parte dei professionisti, prima o poi si deve accontentare. Forse tutti.

Quindi, l'unico modo per imparare a disegnare è copiare dal vero. Non insisto, ma è l'unico modo che ti consente di indagare il soggetto in tutte le sue parti, capire come funziona e come la luce mutando lo abbraccia in ogni momento. Se l'oggetto si muove come si muove, come è fatto anche dietro, ecc. Definitivamente, che forma ha e che leggi insegue. Per la verità anche la modellazione 3d può aiutare in questo senso. È molto utile anche copiare da fotografia, soprattutto se hai l'esigenza di rappresentare qualcosa difficilmente reperibile. A patto che sia tu a scattare la fotografia, oppure abbi l'accortezza di non riprodurla proprio passivamente o di rovesciarla, oppure fregatene copia pure le foto degli altri. In realtà anche lucidare paro paro è utilissimo. Pure le scritte, per la calligrafia. Si può lucidare anche i disegni degli altri, purché sappia scegliere quelli corretti. Per esempio quelli del grande Alex Raymond. Anche se rischi comunque di sommare i tuoi errori a quelli esistenti. “Il bravo artista copia, il grande artista ruba” così diceva Pablo Picasso con buona pace di Georges Braque (inventore del cubismo). Attenta quindi a non farti beccare a rubare, perché rischi di diventare ricca. Morale della favola, se vuoi fare qualcosa si buono, prima o poi. Devi darti davvero da fare.

È molto importante copiare non soltanto per esercizio ma anche quando si fa un'opera originale, senza avere la pretesa di inventare niente che non sia già stato inventato. Vai sul sicuro. Perché il Cervino esiste già e anche i faraglioni di Capri, non li possiamo più inventare di nuovo. Spesso le cose esistono già anche se noi non lo sappiamo, e rischiare di inventarle o rappresentarle in maniera approssimativa, può essere la semplice dimostrazione della nostra scarsa conoscenza di un argomento. Questo intendo quando dico che il disegno deve essere giusto e non generico o arbitrario, in ogni sua parte.

Fatta questa premessa, vengo al cuore dell'argomento in questione. Quando si dipinge è possibile eseguire un bozzetto veloce prima di passare alla stesura del colore. Questo bozzetto può essere eseguito direttamente sul supporto su cui prenderà vita l'opera finita, oppure a parte su altro supporto – foglio o scatola di scarpe, non importa – anche in diverse varianti e successivamente riportato una volta definito. L'esecuzione del bozzetto veloce è facoltativa ma, utile a definire le linee guida del quadro finito. Se è ben fatto ti permette una maggiore precisione.

Il disegno da riprendere col colore può essere redatto con molti strumenti. Per esempio la matita, avendo l'accortezza di fissarla o con della vernice spray o con una velatura di colore ad olio molto magra, che però un po' trascinerà il disegno. Questo perché la grafite è più o meno grassa a seconda della morbidezza e viene inglobata facilmente dal colore ad olio sporcandolo. Mio padre nella sua lunga carriera di pittore spesso disegnava le proprie opere con un pennarello ad acqua, che è facilmente ricopribile col colore ad olio. Non vanno bene i pennarelli indelebili perché rinvengono attraverso gli strati di colore oppure si sbavano. Stai attenta perché oggi hanno inventato nuovi inchiostri non removibili all'acqua che spesso non vanno bene e riemergono. Lo stesso discorso vale per i pennarelli acrilici – che pure sembrano funzionare – ma non potendo bene conoscere l'esatta composizione, appena fai una procedura leggermente diversa dal solito, non sai mai come possono reagire. In ogni caso non è detto. Ti conviene fare delle prove, prima di vedere rovinato irrimediabilmente qualche capolavoro nei secoli, e vedere cosa preferisci fare. C'è chi usa ancora la fusaggine (bastoncino di carbone di betulla o pioppo) e una piuma di piccione per le sgommature, perché sembra che il carboncino, una volta fissato, non sporchi il colore nella successiva fase di pittura ma, dipende sempre da quanto è insistito il disegno e dal tipo di fissativo. Anticamente si adoperava anche il bistro (pigmento a base di fusaggine) oppure lo stilo d'argento (che produce un segno grazie al principio di ossidazione dell'argento a contatto col piombo) ma, francamente mi sembra una soluzione poco praticabile al giorno d'oggi. Del resto un tempo la gente moriva intossicata dall'uso smodato del bianco di piombo e nessuno faceva domande (è il caso per esempio del pittore Tranquillo Cremona). C'è da dire che fino al XVIII secolo era molto in voga preparare il supporto per mezzo della stesura dell'imprimitura. Questo materiale rossastro non era altro che un colore che veniva applicato in spessore e aveva diverse funzioni. Serviva in primis a facilitare la stesura degli strati di colore successivo, e a rinforzare e rendere più elastico il supporto. In più, questa pratica aveva un ruolo anche nella fase di riporto del bozzetto. Quindi il bozzetto veniva appositamente redatto su fogli di carta molto sottile, tipo carta di riso, da spolvero o da lucido, in seguito il disegno poteva essere forellato per eseguire lo spolvero con del gesso. Si sovrapponeva il cartone al supporto da dipingere, il gesso in polvere veniva fatto penetrare attraverso i fori operati lungo le linee del disegno e andava a tracciare sull'imprimitura i lineamenti da seguire. Oppure venivano semplicemente ripassate le linee del bozzetto con un bulino o una punta in modo da lasciare un leggero solco sullo strato di imprimitura del supporto sottostante. In questo caso si può parlare di sinopia, anche se non è riferita propriamente all'affresco. Oggi è possibile usare la carta carbone e ottenere lo stesso risultato in modo più semplice (penso che a questo punto sono diventato un eretico). Chi vi dice che la matita o la carta carbone sporcano ha perfettamente ragione. Ciò non toglie che la pittura è a strati e al limite l'importante è che l'ultimo strato sia pulito o che sia uno sporco bello. A fare sempre i duri e puri non si va da nessuna parte. Anche nella pittura di Michelangelo Merisi da Caravaggio sono state trovate tracce di solchi sul colore, laddove egli dovette rimediare a dei pentimenti già a lavoro avanzato. Questo dettaglio è curioso in virtù del fatto che dalle analisi radiografiche delle opere di questo grande maestro sembra che egli dipingesse senza effettuare precedentemente nessun tipo di disegno sul supporto. Aveva o non aveva bisogno del disegno? Perché prima no e dopo sì? Non lo sapremo mai. Per concludere l'argomento; un bozzetto preliminare può essere costituito da un semplice disegno lineare a matita su un pezzetto di carta. Ci si può pure affidare al mezzo fotografico, copiando o lucidando a mano su acetato o carta da lucido, magari elaborando una composizione anche attraverso l'uso di software o altro. La cosa fondamentale è fermare l'idea e renderla tangibile per un successivo sviluppo.

Personalmente adopero tutti questi sistemi anche in funzione del tipo di preparazione del supporto e quindi delle tempistiche previste per l'esecuzione. Però preferisco usare fra tutte la semplice matita con una mina media tipo F (preferisco ma, a dire la verità il più delle volte uso anch'io il pennarello). La preparazione di fondo deve essere magra o perfettamente asciutta per non incidere con la punta e poter sgommare gli errori senza brutte conseguenze. Oppure meglio ancora se viene data dopo, sopra il disegno con un colore trasparente. Se l'opera è un bozzetto posso andare direttamente a pennello col colore e fare il disegno oppure iniziare a dipingere facendo finta che sia già disegnato. Aggiustando mentre lavoro la forma per trovare quella che mi sembra più corretta. Non mi spavento troppo di quello che succede, tanto se viene male alla prima, al limite lo butto o lo ricopro. È da notare che il pennarello ad acqua su tela si può cancellare facilmente, per rimediare ad eventuali errori, con uno straccio umido. Se viene un lavoro diverso dagli altri, perché il metodo è diverso, cosa importa? Non è mica uno degli obbiettivi fare qualcosa di nuovo? L'ho fatto lo stesso io. Se invece è più brutto, o il materiale è più scadente, significa che non finirà in un museo. Verrà bruciato o che ne so, tanto è meglio che sia così. Probabilmente la roba buona diversamente da quella pessima, si conserverà perché per tutti quanti sarà universalmente valida ma, non si può pretendere di fare solo capolavori. L'importante è fare. In ultima analisi sarà solo il tempo a fare del pittore quello che già è. Scusa, ma mi viene un po' da ridere quando penso che di Vermeer esistono solo una trentina di quadri, tutti capolavori. Va bene che aveva anche un'osteria, ma penso proprio che nessuno arrivi a lavorare a quel livello così di punto in bianco. Ritengo invece che sia ovvio che ne abbia dipinti centinaia se non migliaia prima, solo che non sono mai stati ritrovati.

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