1. Vernici finali.

 X LA VERNICE PROTETTIVA

Quando il quadro è finito molti pittori usano dare una mano di vernice finale. Però spesso e volentieri questa procedura viene effettuata nel modo sbagliato. Infatti le vernici finali protettive vanno necessariamente stese sul quadro sei mesi o un anno dopo che il quadro è stato dipinto. Perché la funzione di questi protettivi dovrebbe essere quella di creare un film, una patina, sulla superficie che eventualmente un restauratore possa rimuovere per pulire il quadro e successivamente ripristinare nuovamente. Invece se non si attende la perfetta asciugatura del colore ad olio succede che, quando si da la vernice, essa affonda lentamente nel colore, senza creare la patina di protezione. Quando accade questo fatto non è più possibile sostituire la verniciatura senza intaccare la pittura sottostante. Sarebbe stato meglio lasciare il quadro senza vernice. Possiamo notare noi stessi come la vernice dopo qualche anno sembra sparire, magari a chiazze. È questo il motivo; affonda. Esistono in commercio diversi tipi di vernici finali. Normalmente distinte in: Coppale, Damar e Mastice. La vernice al mastice è in assoluto la migliore e la più elastica ma è lucida e non va mescolata con altri prodotti per attenuarlo. Si possono anche trovare vernici opache che contengono cere o silice amorfa, che possono essere mescolate alla rispettiva vernice lucida compatibile per ottenere diversi gradi di opacità. Alcuni grandi pittori come Dalì ripudiavano completamente le vernici finali e nella fattispecie ricorrevano ad una mistura di Trementina veneta ed essenza di trementina, in parti uguali, per ottenere il protettivo finale. Questo sistema è ancora ben attuabile, dal momento che i prodotti sono tuttora disponibili in commercio. Ho provato e funziona molto bene.

Discutendo con un bravo restauratore di opere d'arte di Como (Postiglione, - userò questo nome fittizio - oggi fa il gallerista.), ho ricevuto da lui il consiglio di non fermarmi alla sola verniciatura. Per predisporre il quadro alla conservazione perfetta nei secoli, secondo lui sarebbe bene ad un anno dalla verniciatura, stendere un nuovo strato di vernice alla cera. La vernice alla cera però è un prodotto che andrebbe composto utilizzando cera d'api e altre sostanze ed io non voglio stare ad impazzire più di tanto ai fornelli. Per semplificare questa procedura quindi, ricorro ad un prodotto già pronto che è la cera all'essenza, usata anche nel restauro dei mobili. Ma te ne ho già parlato. Secondo me è perfetta ed elimina l'effetto lucido. Però è abbastanza odorosa mentre si applica.

Qualcuno recentemente sta anche cercando di rilanciare l'encausto. Che si ottiene stemperando il colore con cera d'api ed essenza di trementina. Oppure l'encausticazione delle opere ad olio, attraverso la finitura con la cera per pavimenti da asciugare con il phon per capelli. Personalmente ho sperimentato anche questa tecnica ma al momento non mi pare che mi convinca. Casomai mi pare un prodotto più valido la suddetta cera all'essenza per restauro anche stemperata nel colore. C'è da dire che se si dipinge ad olio nella maniera corretta, senza andare magro su grasso, non vi è da temere assolutamente per la resistenza della pittura. Piuttosto è ricorrere all'encausto, o encausticazione, con procedure altamente sperimentali e lontane dalla tradizione che può risultare un azzardo specialmente quando non si lavora sull'intonaco fresco.

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