2. La pittura come terapia olistica.

Negli ultimi tempi c'è sempre una maggiore attenzione riguardo alle possibilità per migliorare la qualità della vita delle persone, soprattutto in relazione a pratiche che vengono dall'oriente. Questo fatto va di pari passo con una sempre maggiore consapevolezza globale ed ambientale. Compaiono sempre nuove medicine alternative, filosofia zen, meditazione. Più o meno in ogni ambito si è individuato un nuovo metodo di guarigione. Perfino per i sani. Dal tiro con l'arco, ad agire sulle convinzioni, all'uso di aromi e colori, al potere del riordino. Le possibilità di trovare un nuovo benessere sembrano tendere all'infinito. Personalmente non sono un operatore del settore e concepisco la pittura ancora come una passione. Vale a dire una sofferenza, benché voluta o gradita. Un tormento che conduce all'orgasmo. Però capisco benissimo che sia anche possibile vivere la cosa in maniera più agevole. Soprattutto perché nella nostra società, così antica e perciò così moderna, le fonti di stress e rottura ci aspettano ad ogni piè sospinto. Per cui in fin dei conti, se ti diverti a “pasticciare” con i colori e fare lavoretti creativi seguendo tutorial, io non ci vedo niente di male. Anzi, sono qui che aspetto di stupirmi non appena salterà fuori un nuovo insospettabile talento che avrà trovato un altro uovo di Colombo. In barba alle persone molto serie che non fanno canzonette (parafrasi della canzone di Edoardo Bennato “Sono solo canzonette”.). Se qualcuno vi verrà a dire: “ma tu non ti impegni, le cose che fai non valgono niente”. Rispondigli pure: “chi cazzo se ne frega, fatti i cazzi tuoi. Valgono per me”. Dovrò lavorare io stesso per modificare il mio atteggiamento a riguardo, perché nessuno nasce maestro e ho ancora molto da imparare. Quello che posso fare è solo indicare la strada, ma sta a te decidere di imboccarla e la strada è copiare.

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