6. La pittura è analitica.
Trovo geniale l'idea di distinguere fra analitico e non analitico, invece di parlare sempre di figurativo e astratto. Perché in effetti esistono mille sfumature di realismo e di astrattismo. Forse sarebbe più appropriato parlare di astratto esclusivamente con riferimento al geometrico. In tutti i casi direi che una polemica che veda in opposizione questo e quello è diventata misera e inutile.
Chi sceglie esclusivamente di lavorare in senso analitico è evidente che opta per la via più difficoltosa. Sia perché il figurativo richiede un maggiore controllo della tecnica, sia perché facendo parte di una tradizione più antica e ricca, il figurativo, presuppone un livello tale di capacità da arrivare a competere con gli illustri artisti del passato. Però se il pittore è scarsamente dotato, anche se fa il figurativo, va a finire che realizza dei quadri mediocri. Non ci dobbiamo stupire quindi se molti pittori migrano verso il “lato oscuro della forza” approdando ad una sintesi sempre meno analitica e sempre più risolta di stile e di stereotipo (non intendo solo l'astratto ma per esempio la pop-art). Ciò non di meno, spesso è il mercato stesso che favorisce uno stile meno realistico. Basta pensare che, durante la guerra fredda, i repubblicani americani hanno smosso ingenti capitali per incentivare in tutto il mondo il commercio della pittura non analitica, dato che il blocco comunista era orientato per il realismo di stato. Tanto che a distanza di alcuni decenni negli Stati Uniti l'astrattismo viene considerato superato e si è tornati ad un'arte più analitica. Mentre qui in Italia, dove i galleristi hanno le cantine piene delle opere di Fontana, Burri e Treccani, siamo ancora in una fase in cui il mercato fa fatica ad aggiornarsi. Tuttavia badate che da sempre le quotazioni maggiori non vengono raggiunte dagli artisti meno analitici.
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