5. La dissonanza e l'accordo melodico.
Tutto quello che abbiamo detto riguardo alle proporzioni, al numero aureo e all'euritmia naturalmente può essere contraddetto. Trattandosi infatti di una regola, per essere realmente valida, necessita di eccezioni. In questo modo l'opera sarà definita da dissonanze e accordi melodici, proprio come una sinfonia di Mahler, o di Fedez o di chi ti pare e piace. Per cui il tutto apparirà ancora più naturale. Poiché la vita stessa è matematica, la matematica è musica e la musica è figurazione. Questo per quanto riguarda il disegno ma, la stessa identica cosa vale per il colore. Se noi abbiamo definito un quadro che ha un accordo melodico che gioca tutto intorno all'arancione, alla terra di Siena naturale e al giallo, dunque alle note calde, è bene inserire degli elementi freddi per esempio col violetto di cobalto (perché i complementari sono dissonanti ma stanno bene insieme), magari nelle ombre degli alberi in controluce o fra le nubi. Oppure addirittura qualcosa di ancora più ardito come una massa verde di cadmio (che non è un colore puro ma in questo caso va inteso come indicativo del tono, avrei potuto anche dire un ossido di cromo con l'ocra gialla, per quanto è un colore più spento, oppure un verde ftalo - che comunque è una mescolanza - o uno smeraldo ma entrambi non sono altrettanto coprenti e necessiterebbero comunque di un'interazione con lo sfondo o di una mescolanza. Quindi, anche se è sempre bene usare colori puri, non è sbagliato in assoluto ricavarne delle miscele e visto che parliamo di dissonanza ho subito pensato a un colore vibrato per rendere il concetto evidente. Tutt'altra cosa sarebbe mescolare un blu oltremare con un rosso di cadmio che è peccato anche solo pensarlo, perché da due ottimi colori ne ricaveremmo uno pessimo e con problemi di stabilità. Lo stesso discorso vale se si mescola il blu oltremare con il giallo di cadmio. Vedremo meglio in seguito il discorso del colore e in special modo la questione dei verdi, nel capitolo XIII sul colore) o un grigio, completamente sotto un'altra luce, di un panneggio all'interno della casa dalla quale osserviamo, attraverso la finestra, il tramonto in inverno. Questi concetti di composizione sono ugualmente validi sia che noi siamo per il figurativo più figurativo, che per l'astratto più astratto. Non vi è alcuna differenza evidente. Anche se noi partiamo dalla nostra bella fotografia a cui intendiamo aderire perfettamente, trovata o scattata personalmente, rimangono validi. Perché costituiranno il criterio per la nostra ricerca, ci aiuteranno a inquadrare il soggetto nel modo più consono e ci consentiranno di intervenire sul colore come vogliamo. Ottenendo per esempio dei tagli moderni obliqui, stretti e lunghi o di altra natura che conducano il soggetto nella direzione di riprodurre una massa geometrica identificabile (pensiamo alla celebre “Cena in Emmaus” di Michelangelo Merisi in cui il Cristo e il tavolo sono inscritti in un triangolo equilatero).
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