2. Gli oli essenziali.
Le essenze o oli essenziali sono prodotti di origine vegetale o minerale ricavati attraverso la raffinazione dell'olio di base. Per questo motivo si tratta di sostanze molto meno grasse e pesanti rispetto agli oli siccativi, pertanto definite volatili. Ciò si traduce in una resa pittorica completamente diversa. Netta, magra e precisa. Tuttavia se impiegati puri distruggono la coesione chimica del colore e a lungo andare lo rendono più fragile.
Essenza di trementina birettificata: è un prodotto di origine vegetale, ricavato dall'olio delle gemme del pino. In commercio si può reperire di diverse marche e qualità. È molto importante utilizzare i prodotti migliori perché sono gli unici che offrono qualche garanzia e non puzzano. Viceversa è facile incappare in sostanze spurie che contengono perfino nafta e possono compromettere irrimediabilmente il nostro lavoro e la nostra salute. Ha la caratteristica di sgrassare molto il colore ed asciugare rapidamente, per questo motivo se si vuole ottenere una pittura solida o addirittura materica ne va utilizzata pochissima o niente. C'è chi la usa solo per sciacquare i pennelli sporchi preventivamente scaricati sulla carta di giornale ma, in realtà è molto adatta per diluire il colore per chi dipinge in modo molto meticoloso e poco materico. Vale sempre il principio di non dipingere magro su grasso per evitare screpolature, per questo motivo va anche molto bene per dipingere a strati successivi sempre meno magri e più coprenti. Per una pittura molto meticolosa è sufficiente mescolare un olio e l'essenza in parti uguali. L'essenza ha anche un altro vantaggio, è chimicamente molto compatibile con qualsiasi tipo di vernice ma, proprio per questo bisogna fare attenzione perché tende a fare un corpo unico della vernice protettiva con il colore sottostante. Nonostante hai l'impressione che il quadro sia subito asciutto, devi sempre aspettare qualche mese prima di stendere la vernice protettiva oppure la stessa tenderà ad affondare nel colore. Anche se hai usato una vernice reversibile per consentire un successivo restauro o pulizia, quest'ultima tenderà a scomparire, perdendo efficacia e diventare irreversibilmente inscindibile dallo strato pittorico. Si tratta comunque di una sostanza nociva e inquinante se dispersa nell'ambiente. Tuttavia è possibile limitare al massimo lo spreco filtrandola e riutilizzandola quando è sporca. È sufficiente riporla in un recipiente chiuso e immobile per un po' di tempo e attendere che il colore in sospensione si depositi sul fondo per recuperare l'essenza nuovamente pulita.
Acquaragia minerale: è del tutto simile all'essenza di trementina se non lievemente più aggressiva e magra, ma è un derivato del petrolio. Per questo motivo risulta più odorosa e tenace. In passato è stata impiegata in maniera massiccia dai pittori, anche professionisti. Oggi c'è la tendenza ad usare prodotti di origine vegetale, anche perché è diventato difficile reperire acquaragia di buona qualità. E' ormai impiegata quasi esclusivamente per altri usi, dove non c'è l'esigenza di una particolare purezza, (per esempio mescolata all'acqua dicono che vada particolarmente bene per pulire i pavimenti in legno, e via dicendo) ma va comunque bene anche per sciacquare i pennelli. Per quanto ormai esistano prodotti non nocivi e meno aggressivi nei confronti dei peli. È possibile usarla anche per diluire il colore ad olio, come del resto il cosiddetto diluente per vernici, però come per quanto riguarda quest'ultimo non confido troppo nel fatto che consenta una pittura durevole, ne sulla salubrità della cosa. Un pittore una volta mi ha detto che usa la benzina per auto per diluire il colore acrilico. Per carità, tutto si può fare, ma personalmente porrei un limite alla sperimentazione selvaggia con i solventi.
Essenza di petrolio o white spirit: anche questo è un solvente di origine minerale ed è meglio impiegarlo solo per pulire gli attrezzi, per preservare la nostra pittura. Oppure non impiegarlo affatto, così da preservare anche la nostra salute.
Detergenti per la pulizia dei pennelli: confesso che, nonostante so dell'esistenza di detergenti non nocivi all'aroma di arancia per sciacquare i pennelli, non li ho mai sperimentati. Non so se una volta usati si possono filtrare e recuperare. Mi sembrano futili e probabilmente non saprei come smaltirli, dal momento che il grosso della pulizia dei pennelli avviene con il sapone di Marsiglia che è parimenti non nocivo.
Cera all'essenza: per finire di introdurre le essenze, vorrei accennare qualcosa su questo materiale, molto adatto per la pittura materica. La cera all'essenza, non è altro che un miscuglio di cera vergine ed essenza di trementina. Può essere mescolata tranquillamente in piccole dosi al colore, l'effetto è l'aumento del volume dell'impasto ma soprattutto, a dispetto di una sfumabilità ridotta, il colore asciugando rimarrà plastico per un po' di tempo permettendo di modellare la materia. Quando si usa col colore ad olio può sembrare di lavorare con l'acrilico. Sembra che il pittore britannico Turner (William Turner per i suoi tempi fu davvero un rivoluzionario, in netto anticipo rispetto alla pittura informale, si evolse da una pittura molto naturalistica verso la sintesi e la pittura di azione. Stiamo parlando di un uomo nato nel '700. Dopo di lui la scuola del paesaggio non sarà più la stessa) ne facesse un uso smodato, e dato che era il figlio di un barbiere, alcuni suoi contemporanei lo accusarono, per via di questa pratica, di dipingere con la schiuma da barba. In effetti l'uso della cera non è affatto una novità in pittura; infatti bisogna farlo risalire all'antica tecnica dell'encausto, dove già i greci stemperavano i pigmenti dell'affresco, proprio con la cera, per rendere la pittura resistente agli agenti. Anche per tutto il rinascimento l'encausto era un opzione che alcuni pittori praticavano felicemente ma, non era raro che qualcuno incappasse in spiacevoli incidenti durante la fase di riscaldamento dell'opera finita (è paradigmatico l'incidente che sembra ebbe Leonardo durante la realizzazione dell'affresco “la battaglia di Anghiari”. Anche se non vi è nulla di veramente certo a riguardo, dal momento che l'affresco in questione non è mai stato ritrovato. Per quanto si sospetti che sia ancora in piedi, in una sala di Palazzo Vecchio a Firenze, dietro ad una parete su cui è presente un'opera di Giorgio Vasari). In tempi moderni, i pittori materici hanno impiegato abbondantemente questo medium nella loro pittura ad olio, donando un meraviglioso effetto tridimensionale, morbido e plastico. In questo caso non si tratta di un vero e proprio encausto, quanto di encausticazione della pittura ad olio. Nell'encausto, il colore, per asciugare nella maniera giusta, veniva irradiato di calore avvicinandovi dei ferri roventi, scaldato per mezzo di bracieri o addirittura ultimato pigiando pallottole di cera sulla parete dipinta, per mezzo dei ferri caldi stessi. Una pratica molto complicata e rischiosa. Anche oggi può essere necessario avere degli accorgimenti simili. Per esempio è possibile usare un semplice phon per capelli, un ferro da stiro, oppure dei radiatori ma, bisogna fare sempre molta attenzione che la cera non si sciolga facendo colare il colore, se ne abbiamo usata troppa, perché a noi interessa che il colore perda solo l'umidità e la materia volatile. Per cui da un lato bisogna stare molto attenti ad azzeccare la giusta dose di cera all'essenza da stemperare con il colore, dall'altro non bisogna insistere con le alte temperature. Del resto la presenza dell'essenza nella formulazione già di per sé favorisce la fusione della cera. Prova quindi, se vuoi, non vi è altro modo che fare degli esperimenti e trarre le proprie conclusioni. La cera all'essenza inoltre può essere impiegata anche per proteggere ulteriormente il quadro una volta che anche la vernice finale sia perfettamente asciutta, per esempio nella fase di restauro conservativo. In questo caso è preferibile che la vernice finale sia asciutta già da un anno, prima di stendere la cera. Ne riparleremo.
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